Le festività natalizie sono appena trascorse e forse non ne abbiamo già più negli occhi le luci; i profumi di dolci e di leccornie casalinghe hanno lasciato il posto all’odore del traffico che ogni giorno affrontiamo per andare al lavoro, ma forse a qualcuno capita che nella propria mente ancora risuoni la musica di un concerto d’organo, cercata o incontrata casualmente, spesso entrando in una chiesa, in quei giorni di sospensione dal quotidiano. L’organo è uno strumento di origine antichissima: il primo, l’hydraulis, fu costruito nel III secolo a.C. da Ctesibio di Alessandria, su progetto di Archimede. Fu descritto da Vitruvio nel suo “De architectura” (I secolo d.C.) e, assumendo una struttura via via più avanzata, fu impiegato nella civiltà romana e nell’area bizantina per celebrare festività pubbliche. Nell’VIII secolo cominciò a diffondersi come strumento nei luoghi di culto cristiani e nella liturgia; da allora iniziò anche la sua evoluzione più significativa. L’organo è uno strumento musicale della famiglia degli aerofoni. Viene suonato per mezzo di una o più tastiere manuali e, quando è presente, di una pedaliera. Il suono viene emesso da un sistema di canne, metalliche o di legno, di grandezza, lunghezza e fattura variabile a seconda della nota e del timbro che essa riproduce. L’estensione di questo strumento è spesso tale che ne esistono alcuni capaci di superare le dieci ottave. Inoltre, suonato con tecnica appropriata, esso è in grado di produrre sinfonie di suoni molto complesse: Mozart lo definiva il re degli strumenti e valorizzarne l’uso appartiene alla storia, ma anche all’attualità del nostro Paese. Così diverse Fondazioni di origine bancaria negli ultimi anni hanno finanziato il restauro di organi di grande importanza storica e culturale, che hanno riacquistato la propria voce e, spesso, ridonato prestigio come meta turistica a piccoli borghi che nelle loro chiese ospitano queste gemme preziose. La Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti finora ne ha restaurati una quindicina, in città e nella sua provincia. Ultimi in ordine di tempo a elevare di nuovo la loro voce, nel 2011, sono quelli della Chiesa della Madonna della Neve (Parrocchia di Sant’Antonino Martire) a Palena, quello della Parrocchia di San Michele Arcangelo a Roccaspinalveti e quello della Parrocchia di San Maurizio Martire a Schiavi d’Abruzzo. Il progetto di recupero degli organi, avviato con la schedatura di tutti gli organi antichi esistenti nel territorio (lavoro condensato in un pregevole volume dal titolo “Il suono dell’arte. Gli organi antichi della provincia di Chieti” edito nel 2002 per i tipi della Edigrafital), ha riportato all’antico splendore numerosi strumenti settecenteschi, vere e proprie opere d’arte realizzate con straordinaria abilità dai maestri organari abruzzesi. «L’attività della Fondazione non si limita, però, al restauro di questi preziosi strumenti – sottolinea il presidente della Fondazione, Mario Di Nisio – ma è orientata anche alla loro valorizzazione, rendendoli fruibili per la collettività anche con concerti, rassegne di elevato livello musicale e concorsi, capaci di attrarre il turismo culturale». Importanti restauri di organi sono stati realizzati anche a Rieti e nella sua provincia grazie al contributo della locale Fondazione Varrone, a cui si deve il recupero totale degli organi storici, quali il prestigioso Catarinozzi nell’ex Chiesa di Santa Scolastica – Auditorium Varrone, il settecentesco organo Werle del Santuario di San Giuseppe di Leonessa (dalle qualità sonore uniche al mondo, collocato ad oltre 1.000 mt. sul mare). Inoltre la Fondazione ha contribuito alla recente realizzazione, nella Chiesa di San Domenico, di un organo monumentale pontificio, tra i più grandi d’Europa, realizzato su un progetto del 1760 di Dom Bedos de Celles. Significativi per la comunità sono anche i recuperi di due organi nel comune di Cantalice nella Parrocchia di San Liberato e nella Chiesa di San Felice da Cantalice. Sono in programma i restauri dell’organo della Chiesa di San Francesco a Rieti e di quello della Cattedrale. La Fondazione Varrone ha, inoltre, lanciato un corso gratuito per la formazione di musicisti che vogliano approfondire questo strumento, che si terrà nel 2012. «Abbiamo la fortuna di avere in provincia tanti organi monumentali di fattura umbra, centrale e nordica. – ha detto il presidente della Fondazione Innocenzo de Sanctis durante la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa –. La Fondazione Varrone dopo aver restaurato molti di questi pregiati strumenti, ha voluto proseguire il suo impegno nel settore, promuovendo una scuola di organisti per rilanciare, proprio da Rieti, l’organo, che potrà essere centrale per sviluppare un nuovo indotto culturale. Sono sicuro, alla luce del successo dei concerti svolti in occasione delle inaugurazioni dell’organo Werlè di Leonessa e del Catarinozzi di Santa Scolastica, che la collettività possa veramente apprezzare una sistematica attività culturale intorno a questo strumento, anche perché solo attraverso un ascolto costante si potrà gradatamente apprezzarne il suono unico». Il corso, patrocinato dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall’Uffi cio Liturgico Nazionale, durerà cinque mesi, da febbraio a giugno 2012. È coordinato dal Maestro Francesco Cera e a disposizione degli allievi metterà autorevoli docenti quali il M° Roberto Canali, Mons. Vincenzo de Gregorio e Andrea Pinchi. Le lezioni individuali si terranno sull’organo Arp Schnitger del Polo di San Giorgio, recentemente realizzato, e sul settecentesco organo Catarinozzi di Santa Scolastica. Il corso coinvolgerà Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo; successivamente potrà essere esteso al l’intero territorio nazionale.