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Polo Santagostino: da ospedale a “Beaubourg” di Modena

Il progetto, da oltre 60 milioni di euro destinato a funzioni di interesse culturale assolutamente primarie per il centro storico di Modena, porta la firma di Gae Aulenti e sarà interamente finanziato, in cinque anni, dalla locale Fondazione. È uno degli ultimi ai quali ha lavorato il compianto architetto milanese e prevede la trasformazione del settecentesco Ospedale Sant’Agostino in un grande Polo culturale di 23mila metri quadrati di superficie. Il progetto è stato illustrato il 20 aprile scorso in occasione dell’inaugurazione della mostra dal titolo “Il Cantiere della Cultura”, aperta fino al 23 giugno nelle sale espositive dell’ex Ospedale. Illustra in maniera analitica gli interventi previsti sull’edificio, chiarisce i criteri di fondo che hanno ispirato il progetto e approfondisce la parte relativa alle funzioni del futuro polo culturale. Inoltre, grazie al ricco materiale iconografico e alle immagini in tre dimensioni del video realizzato appositamente per la mostra, il pubblico potrà vedere, e non solo immaginare, come sarà e come funzionerà il Polo Santagostino. L’obiettivo è la conservazione, il restauro e la trasformazione, con nuovi inserti architettonici, di una parte importante del centro storico di Modena, che potrà così essere restituita alla città. L’intervento garantirà l’adeguamento tecnico e normativo, il consolidamento statico e il recupero delle aree esterne; sarà completato entro il 2017. Già nel 2008 la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena aveva promosso un intervento di recupero temporaneo di parte del Sant’Agostino, che ha consentito di riaprire al pubblico le sale collocate al piano terra e al piano rialzato della parte monumentale e di destinarle ad attività culturali e alle esposizioni in particolare. Nel corso del 2009, poi, è stata recuperata una porzione della zona “non monumentale” per adibirla a Scuola di canto lirico, visto che Modena intende porsi come punto di riferimento per la formazione lirica, grazie alla cooperazione tra le diverse competenze e professionalità di cui è ricca la storia della città. Entro il 2013 finalmente si apre il grande cantiere, che interesserà l’intera area dell’ex Ospedale. All’interno del complesso restaurato troveranno posto il Polo Bibliotecario con la Biblioteca Estense e la Biblioteca Poletti, oggi collocate nel Palazzo dei Musei; il Polo Espositivo con gli spazi per le mostre d’arte; il Centro per la Fotografia e l’Immagine con la Scuola di Fotografia; il Centro Linguistico e per l’Internazionalizzazione dell’università; l’Auditorium da 180 posti, oltre a bar, ristoranti, negozi, abitazioni a uso foresteria e spazi aperti per manifestazioni e iniziative pubbliche. Il progetto prevede, tra l’altro, la copertura del Gran Cortile per la realizzazione di una piazza coperta, che sarà anche l’atrio del complesso, e la costruzione di due torri meccanizzate, dette Lame librarie (circa 7 metri sotto e 23 metri sopra il livello del terreno), dove troveranno posto gli oltre 800mila volumi delle biblioteche Estense e Poletti; attraverso le vetrate delle due “Lame” sarà visibile il meccanismo robotizzato del trasporto dei libri dal deposito fino alle sale di lettura. Nel progetto di recupero dell’ex Ospedale Sant’Agostino il Polo Bibliotecario ricopre, infatti, un ruolo sicuramente centrale, sia dal punto di vista culturale che spaziale. La Biblioteca Estense, una delle più antiche e prestigiose d’Europa, custodisce un patrimonio inestimabile di manoscritti miniati, incunaboli, cinquecentine e rare carte geografiche degli Estensi. Tra i “gioielli” della Biblioteca il più celebre è La Bibbia di Borso d’Este, codice miniato della metà del Quattrocento, di straordinaria fattura. La Biblioteca Poletti, invece, è specializzata in storia dell’arte e dell’architettura e comprende oltre 16mila volumi antichi, oltre a 4mila incisioni, altrettanti disegni e una fototeca di 20mila pezzi. Nelle sale di consultazione del Polo Bibliotecario saranno disponibili 238 posti per la biblioteca Estense e 99 per la biblioteca Poletti, tutti informatizzati. Le librerie, a scaffale aperto, metteranno a disposizione degli utenti circa 91mila volumi. Le Lame Librarie potranno custodirne oltre 800mila. Il progetto di realizzare un Polo della Cultura all’interno dell’ex Ospedale Sant’Agostino prese forma nel 2007 con la firma di un protocollo d’intesa tra Ministero dei Beni Culturali, Comune di Modena e Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, proprietaria di gran parte dell’edificio. Nel 2009 la Fondazione bandì un concorso internazionale al quale hanno partecipato oltre 80 gruppi di progettazione. È stato selezionato il progetto presentato dal raggruppamento formato dal Consorzio Leonardo di Modena, dallo Studio Gae Aulenti Architetti Associati di Milano e dallo Studio Associato Architetti Doglioni-Daminato di Feltre. Lo scorso ottobre il progetto definitivo ha ottenuto l’approvazione del Ministero per i Beni Culturali. L’Ospedale Sant’Agosti no, dalla caratteristica forma a “tenaglia”, nacque come Grande Speda le degli Infermi tra il 1753 e il 1758 per volere del Duca Francesco III. Nel 1772 fu ampliato, raddoppiando il fronte su via Emilia per ospitare l’infermeria militare. Fin dalla sua origine, ma in particolare durante l’Ottocento, le vicende storiche e politiche del Grande Spedale sono state strettamente legate alle sorti dell’Albergo dei Poveri, attuale Palazzo dei Musei. La prima guerra mondiale e la successiva crescita demografica fecero sorgere la necessità di creare un nuovo polo ospedaliero costruito poi nel secondo dopoguerra. Nonostante la costruzione del Policlinico, l’Ospedale Sant’Agostino è rimasto in funzione fino al 2004, anno in cui tutte le strumentazioni, le attività cliniche e il personale so no stati trasferiti nel nuovo Ospedale di Baggio vara.   

 

Un altare al centro delle corsie

Esaminando la pianta dell’ex Ospedale si nota una concezione distributiva spaziale molto originale, caratterizzata dalla simmetrica divisione degli spazi per la degenza delle donne (tre corsie ad ovest) e degli uomini (tre corsie ad est), e, soprattutto, per l’importanza attribuita alla devozione religiosa: era fondamentale a quell’epoca che ogni ammalato potesse vedere un’immagine religiosa da cui trarre conforto e speranza. Le tre corsie riservate alle donne erano disposte radialmente attorno all’altare dedicato a San Giobbe e quelle del reparto uomini attorno all’altare dedicato a San Nicolò. Le corsie a sud, in diagonale e più lunghe, confluiscono nel grande atrio, a doppio volume, in cui si apre l’accesso all’ospedale da Piazzale Sant’Agostino. Al suo interno è visibile ancora oggi uno dei due quadranti dell’orologio (1765) opera del celebre artigiano modenese Bonifazio Borsari. Il corpo principale, a due piani, presenta su Piazzale Sant’Agostino una facciata imponente e sobria impostata su una rigida simmetria e sulla gerarchia dei piani ottenuta con il dimensionamento digradante delle finestre. A seguito della ristrutturazione del 1873, le finestre del secondo piano furono ampliate e la gerarchia dei piani si è perduta parzialmente. Le cornici delle finestre sono di semplice disegno barocco e solo quelle al piano terra sono impreziosite da decorazioni in ferro battuto che coronano le inferriate, opera dell’artista modenese Giambattista Malagoli, cui si devono anche le lunette in ferro battuto sopra i portoni di ingresso e la cancellata dell’atrio. Progettista dell’edificio è stato a lungo tempo ritenuto l’architetto bolognese Alfonso Torreggiani, ma studi più recenti accreditano con forza che il progetto sia stato eseguito dal capo muratore e vice architetto ducale Giuseppe Sozzi, mentre il Torreggiani si sarebbe limitato all’approvazione finale dei disegni.   

da “Fondazioni” maggio-giugno 2013