Una riflessione sullo stato dell’arte del welfare in Italia alla luce delle esperienze messe in campo a opera delle Fondazioni di origine bancaria rappresenta un contributo prezioso al progresso delle conoscenze e delle pratiche in questo settore così delicato e decisivo per il benessere del Paese. In uno dei passi cruciali, il documento Le Fondazioni e il Welfare. Analisi, prospettive e modelli di intervento ricorda che “A fronte di una spesa pubblica per assistenza sociale stimata in oltre 60 miliardi di euro annui, gli interventi delle fondazioni nel settore ammontano a circa 300 milioni di euro”. La questione fondamentale per le Fondazioni nell’attuale contesto storico dunque è come riuscire ad avere il massimo impatto possibile ed essere “generativi”, ovvero mettere in piedi con quelle limitate risorse processi moltiplicativi e iniziative in grado di camminare sulle proprie gambe negli anni a venire realizzando interventi di qualità e centrando gli obiettivi di benessere che ci si propone di raggiungere. Per poter rispondere a questa domanda il documento parte dall’analisi dei limiti del sistema tradizionale di welfare… La critica all’approccio meramente risarcitorio del welfare appare ben fondata. Meccanismi basati unicamente su trasferimenti monetari ai bisognosi vanno incontro a un doppio problema. In primis ci sono i ben noti rischi di manipolazione da parte dei potenziali beneficiari circa le condizioni che determinano l’accesso al sussidio ma, più in profondità, il problema diventa quello di un meccanismo che non produce miglioramento della qualità della vita dei beneficiari stessi perché non “dignifica”… È forse possibile completare allora questa analisi del documento affermando che una soluzione ottima ai due problemi è quella di puntare decisamente, ove possibile, all’attivazione dei bisognosi proponendo una prestazione che attribuisca loro un ruolo attivo, conferendo dignità e subordinando eventualmente al suo svolgimento un possibile trasferimento monetario… Una volta completata l’analisi dei limiti e dell’improponibilità del vecchio modello di welfare, il documento individua alcune linee guida fondamentali ai fini della qualità dell’intervento. I principi che vengono sottolineati più spesso sono quelli della “cost-effectiveness” e del ruolo catalizzatore che le Fondazioni possono realizzare per costruire reti di attori sul territorio in grado di sviluppare e portare avanti le iniziative dopo il primo stimolo in cui la Fondazione gioca un ruolo diretto di protagonista… Capire a fondo che siamo persone, ovvero nessi di relazioni e non solo “individua sostanza razionale”, vuol dire dunque valorizzare al massimo quella vita di relazioni che garantisce al contempo senso e soddisfazione di vita e fertilità dell’agire economico e sociale. Tutto questo è ancora più importante ed evidente in quanto molti dei settori del welfare nei quali le Fondazioni operano riguardano servizi alla persona dove la qualità delle relazioni tra fornitore e utente del servizio è elemento fondamentale di qualità. Ispirandosi a questo principio di valore aggiunto e di ricchezza prodotta dalla relazione, l’azione delle Fondazioni sembra sempre di più fare riferimento al concetto di rete con l’obiettivo esplicito di promuovere massa critica a livello territoriale attraverso coalizioni di attori in grado di promuovere quella creazione di capitale sociale che è la linfa fondamentale per l’attivazione e il successo dei processi avviati. Nonché della loro capacità di avere vita propria autonoma dopo l’iniziale impulso creativo delle Fondazioni stesse, capacità che è caratteristica essenziale del concetto stesso di generatività alla Erikson (in cui tappe fondamentali sono il generare, l’accompagnare, il far crescere e il lasciar andare)… Molto importante, e più volte sottolineato nel documento, in questo sforzo di attivazione delle reti di attori locali, anche il processo con il quale si attivano interventi. Anche da questo punto di vista è ormai acclarato che la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori locali è un requisito fondamentale per il buon funzionamento di un’iniziativa. L’altro riferimento fondamentale che le Fondazioni devono avere a mente quando decidono come operare e in che modo essere più generative è quello del traguardo di benessere o ben-vivere verso cui indirizzare gli sforzi… devono avere a riferimento una mappa di indicatori adeguata per misurare l’impatto del loro intervento. Da questo punto di vista esse possono tener conto del ruolo di leadership che il nostro Paese è riuscito a ritagliarsi da questo punto di vista attraverso la costruzione della mappa del BES (il Benessere Equo e Sostenibile)… Al di là di questi due nodi cruciali del principio della relazione e della definizione del valore, il filo conduttore del documento Acri si trova in alcune parole chiave – sussidiarietà, sostenibilità, responsabilizzazione, dignificazione, generatività, rete – che sintetizzano bene l’evoluzione della riflessione sulle iniziative sostenute ed avviate. Leonardo Becchetti Professore ordinario di Economia Politica Facoltà di Economia Università di Roma “Tor Vergata”