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Per condividere il pane quotidiano

Mettersi intorno a un tavolo per consumare insieme un buon pasto spesso non è solo questo. È quasi sempre un momento di condivisione di pensieri, di relazioni, a volte di sentimenti. La consuetudine di mettersi a tavola per stare insieme e gustare una ricetta che ci evoca ricordi di famiglia oppure sperimentare l’innovazione su piatti tradizionali o avvicinarsi attraverso il cibo a culture diverse dalla propria è certamente nel Dna degli italiani. Eppure anche qui, nel nostro Paese, ci sono persone per le quali il cibo non è disponibile neanche per la semplice sussistenza. Ce lo raccontano le lunghe file di persone davanti alle mense della Caritas e ce lo dicono i numeri. Nel 2013 i poveri nel nostro Paese sono 9 milioni 563 mila, il 15,8% dell’intera popolazione. Probabilmente non tutti hanno il problema del cibo, ma molti certamente sì. La Caritas, che rappresenta un osservatorio privilegiato sul tema, registra che gli utenti dei suoi servizi sono in costante aumento. Cresce il numero degli anziani e delle persone in età matura, si impoveriscono le famiglie immigrate e peggiorano le condizioni di vita degli emarginati gravi. Nel corso del 2013, fra quelli che hanno chiesto aiuto alla Caritas la maggior parte sono stranieri (61,8%) e la quota di italiani è più alta nel Sud (59,7%). Gli utenti sono prevalentemente donne (54,4%), coniugati (50,2%), disoccupati (61,3%). Il problema più frequente è quello della povertà economica (59,2%), seguito dai problemi di lavoro (47,3%) e la richiesta maggiore è quella di beni e servizi materiali (34,0%). Numerose Fondazioni di origine bancaria danno il proprio sostegno alla Caritas. Alcune anche per progetti particolarmente originali sul fronte della distribuzione del cibo, come gli Empori della Solidarietà. Ovvero supermercati dove persone e nuclei famigliari in condizioni di difficoltà economica e sociale possono reperire gratuitamente prodotti di prima necessità (dalla pasta all’olio, dalla carne in scatola ai pannolini), grazie alla raccolta di alimenti effettuata dalle associazioni del terzo settore, ma anche al fondamentale sostegno di privati cittadini, aziende e sponsor solidali che contribuiscono con donazioni in denaro, in prodotti e in aiuto volontario, creando una rete di solidarietà. Finora ce ne sono a Foligno, Parma e La Spezia. Non manca, poi, il sostegno, da parte di almeno una decina di Fondazioni, al Banco Alimentare, la onlus che recupera eccedenze alimentari e le ridistribuisce gratuitamente ad associazioni ed enti caritativi. Lo spreco alimentare nel mondo è pari a 1/3 del cibo prodotto, quasi 1,3 miliardi di tonnellate all’anno. Sicché la fame non è certo una questione di produzione o, almeno, non solo! L’enorme quantità di cibo sprecato lungo la filiera alimentare pone importanti questioni etiche, che evidenziano l’inefficienza del mercato nella gestione dei prodotti alimentari. Il cibo non è un bene qualunque da cui l’essere umano può prescindere per la propria sussistenza; e così l’acqua. Sia riguardo all’uso dell’uno che dell’altra è molto importante generare la consapevolezza necessaria perché non se ne abusi. Così varie sono le iniziative di educazione nutrizionale sostenute dalle Fondazioni di origine bancaria, così come di sensibilizzazione contro lo spreco idrico. Si va dai corsi nelle scuole al sostegno a veri e propri centri di cultura per l’educazione all’ambiente e all’agricoltura, come la Cascina Falchera nell’hinterland torinese, che è una fattoria urbana dove i bambini e i ragazzi della città hanno la possibilità di vivere, in un ambiente a loro misura, esperienze negli ambiti delle coltivazioni, degli allevamenti e della trasformazione dei prodotti.

da “Fondazioni” maggio-giugno 2014