Dopo importanti lavori di restauro riapre ufficialmente Palazzo Rasponi dalle Teste, uno dei gioielli architettonici di Ravenna che viene finalmente restituito alla città grazie all’impegno congiunto dell’Amministrazione comunale e della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Costruito all’inizio del XVIII secolo per volontà della famiglia Rasponi, l’imponente edificio – detto dalle Teste per le numerose facce, leonine e di mori bendati, scolpite sulla facciata – rinasce oggi dopo oltre due anni di cantieri che hanno completamente rivitalizzato 6mila metri quadri di superficie distribuita su quattro piani, per un costo complessivo di 10 milioni di euro totalmente a carico della Fondazione. Quest’intervento consentirà di realizzare la “Casa dell’Europa” della città di Ravenna, luogo privilegiato per attività artistico-culturali, turistiche, espositive e convegnistiche oltre che sede di alcuni uffici pubblici fra cui lo Iat per l’accoglienza turistica. Il restauro di Palazzo Rasponi dalle Teste è un impegno di eccezionale importanza assunto dalla Fondazione dieci anni fa, sotto la guida di Stefano Aldrovandi, e concluso oggi sotto la presidenza di Marco Cammelli. Si tratta di un’opera di altissimo valore storico-artistico «intrapresa – dice Cammelli – per motivi che vanno ricondotti agli elementi costitutivi delle Fondazioni di origine bancaria, soggetti privati che perseguono finalità di interesse generale tra le quali, prioritarie, quelle dello sviluppo culturale, sociale, economico e turistico delle proprie comunità». Il restauro di Palazzo Rasponi dalle Teste risponde a tutte queste finalità: la cultura, per l’eccezionale interesse dell’immobile; la socialità, per aver favorito l’apertura di un luogo di incontro e scambio per la comunità; la ricaduta economica, diretta e indiretta, che ruoterà attorno a questo bene culturale. Nel corso dei secoli l’edificio ha subito numerose trasformazioni, mentre risale al 1938 l’apertura della piazza del Mercato (l’attuale piazza Kennedy) su cui si affaccia il fronte principale del Palazzo, con la demolizione di un isolato medievale che comprendeva i resti della chiesa di Sant’Agnese, il giardino della famiglia Rasponi, alcuni magazzini ed edifici privati. Danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, il complesso monumentale venne ceduto dagli eredi al Comune di Ravenna nel 1977 e nel 1980 venne riaperto il varco del portone che da via Longhi consente l’accesso al cortile interno del Palazzo e alle scuderie, demolite e sostituite con un fabbricato a due piani. Negli anni Ottanta e Novanta furono eseguiti altri lavori al suo interno per adeguare i locali a sede del polo universitario, prima che parte degli spazi venisse progressivamente abbandonata. I primi accordi tra l’Amministrazione Comunale e la Fondazione del Monte per la rinascita di Palazzo Rasponi dalle Teste risalgono al 2005 e i lavori di restauro sono iniziati alla fine del 2011. Numerosi gli interventi di ripristino e conservazione delle pregiate opere d’arte custodite all’interno del Palazzo. Il restauro ha restituito due solai a cassettoni decorati al primo piano e una serie di decori affrescati negli stipiti delle finestre al piano nobile, oltre ad alcuni frammenti di affreschi con elementi architettonici. Altre superfici decorate e solai dipinti con decori setteottocenteschi sono riemersi eliminando controsoffitti realizzati nel corso dei decenni. Nella lunga storia del Palazzo gli eredi che hanno eseguito il suo completamento non hanno spesso avuto i mezzi sufficienti per usare la pietra d’Istria originariamente adoperata, che fu sostituita con la pietra di San Leo, più friabile ed economica, quindi con il cemento di varia granulometria ed anche con la terracotta. L’effetto, però, non cambia perché ogni volta le differenze furono stemperate con velature di calce che rendono omogenei i diversi cromatismi, tanto che fino all’installazione del ponteggio per l’attuale restauro era difficile capire che tutto il cornicione era stato rifatto e ingrandito in cemento. Il nero caliginoso del portale e di parte della facciata (dovuto allo smog, al dilavamento di alcune parti della pietra d’Istria e alla mancata manutenzione per oltre settant’anni) ha prodotto un’immagine alterata dell’insieme, che è stata riportata alle originarie conformazioni solo attraverso gli interventi di pulizia e di consolidamento. Il Palazzo è da guardare in prospettiva e dal basso verso l’alto, perché così si può comprendere la volontà del suo artefice, il vescovo Rasponi, di farlo emergere su tutti gli altri palazzi circostanti. Dall’androne, tripartito come una chiesa a tre navate, si arriva al secondo piano mediante una scala d’onore che termina con un portone verso il salone e il grande stemma con le zampe leonine incrociate e le unghie sfoderate: i rasponi, appunto!