43 nuove imprese avviate, prevalentemente nei settori del commercio, dell’artigianato e dei servizi; 70 le persone impiegate, con una forte prevalenza di donne e giovani, tanto che fra le start up finanziate 29 sono imprese femminili, di cui 14 composte da personale con meno di 35 anni. Sono questi i primi risultati del progetto di Microcredito d’impresa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Il progetto è stato avviato alla fine del 2011, attraverso la costituzione di un apposito fondo di garanzia per la concessione di crediti destinati a sostenere la creazione di attività microimprenditoriali nelle province di Padova e di Rovigo. L’iniziativa, che ha un bubget complessivo di 830mila euro (dei quali circa la metà stanziati dalla Fondazione), è rivolta in particolare a donne, giovani in cerca di occupazione e disoccupati che intendono sviluppare un’attività economica in proprio e che non dispongono di sufficienti garanzie per un agevole accesso al credito. È portata avanti in collaborazione con la Camera di Commercio, la Provincia, il Comune, la Cassa di Risparmio del Veneto e l’associazione Vobis. Quest’ul – tima ha il compito di attivare i servizi di micro-finanza e di accompagnamento all’accesso al credito. Essa inoltre presta una fattiva collaborazione attraverso l’ascolto dei potenziali beneficiari e la valutazione delle pratiche. «I primi risultati – ha commentato Antonio Finotti, presidente della Fondazione – confermano come questa iniziativa abbia saputo perseguire il duplice obiettivo che si era prefissa: da un lato lo sviluppo dell’imprenditorialità, elemento che favorisce la crescita dell’economia; dall’altro la creazione di nuovi posti di lavoro. I destinatari del progetto provengono infatti da situazioni di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione. A questo proposito ricordo come il nostro ente sia impegnato a fronteggiare con diverse iniziative la crisi occupazionale in atto e il disagio economico e sociale che ne deriva, con un’attenzione particolare al tema del lavoro, nella consapevolezza che la sua mancanza è un problema che non riguarda solo il singolo, ma investe l’intera società».