Il 1° dicembre sono stati inaugurati i nuovi laboratori di ricerca del Corso di laurea in Biotecnologie presso la sede distaccata di Fano dell’Università di Urbino, realizzati grazie all’intervento della locale Fondazione, che ha acquistato un fabbricato adiacente il complesso monumentale San Michele, attuale sede dell’Università, e ha provveduto al suo completo restauro. Ciò ha consentito di portare i laboratori da una collocazione più periferica a una molto prossima a dove si esercita l’attività didattica, affinché insegnamento, ricerca e sperimentazione possano essere effettuati nel medesimo complesso. Grande la soddisfazione del professor Mauro Magnani, preside della Scuola di Bio-tecnologie, che ha ricordato come a Fano arrivino studenti da ogni parte d’Italia. «Questa nuova infrastruttura, dotata di attrezzature all’avanguardia e di tutte le facilities per il sequenziamento del Dna, lo sviluppo di diagnostici molecolari e la ricerca di meccanismi molecolari nelle malattie rare – ha dichiarato – completa un progetto ampio e ambizioso che vuole a Fano un centro nel quale didattica e ricerca nelle biotecnologie sono totalmente integrate, con enormi vantaggi per gli studenti e per l’ateneo. Da Fano sono già nate diverse esperienze di spin-off nel settore, che hanno generato nuovi prodotti sul mercato e nuova occupazione per dottori di ricerca e biotecnologi». Il presidente della Fondazione Fabio Tombari ha spiegato le molteplici valenze dell’intero progetto: da un lato il recupero delle mura di Palazzo San Michele, di origine romana, troppo preziose per essere lasciate al degrado; dall’altro la possibilità per i giovani di studiare nel centro storico e in locali capaci di offrire loro spazi adeguati sia alla formazione che alla ricerca. «Senza l’approfondimento scientifico qualsiasi università non ha futuro – ha affermato –. Una permuta del valore di circa 300mila euro ci ha permesso di trasferire le famiglie ospitate negli alloggi popolari contigui al San Michele in altri locali a nostra disposizione e al contempo di completare il restauro del Palazzo, utilizzandolo per un fine educativo e didattico, fatto che dà ulteriore pregio all’iniziativa».