Un italiano su cinque considera accettabile la denigrazione di una donna tramite uno sfottò a sfondo sessuale. Un italiano su dieci è ancora convinto che se le donne non indossassero abiti provocanti non subirebbero violenza. Minimizzata anche la violenza domestica da un italiano su tre, che pensa che questi abusi dovrebbero prima di tutto essere risolti in famiglia. Ed è convinzione di un intervistato su quattro che, se una donna resta con un marito che la picchia, diventa lei stessa colpevole. Questo è il quadro che emerge dal report “Rosa shocking. Violenza, stereotipi e altre questioni del genere”, realizzato da WeWorld Intervita. Ogni tre giorni in Italia una donna viene uccisa dal partner, dall’ex o da un famigliare. Tra chi subisce violenza, solo il 7,2% denuncia l’accaduto. Ogni anno più di un milione di donne finiscono nella rete dei soprusi al maschile, che si ripetono più volte arrivando alla vergognosa cifra di 14 milioni di atti di violenza (dallo schiaffo allo stupro). Sono questi i dati sconcertanti che spiegano perché ci sia purtroppo ancora bisogno che il 25 novembre venga celebrata anche nel nostro Paese la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per l’occasione la Fondazione Sicilia ha organizzato un evento a Palermo, dal 21 al 25 novembre, in cui ha invitato i giovani e la cittadinanza a riflettere sul tema della violenza sulle donne, attraverso convegni, concerti ed esposizioni artistiche. Altro ente da tempo molto impegnato su questo fronte è la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, che il 15 novembre, con il patrocinio di Comune di Bologna, Provincia e Università, ha organizzato un convegno dal titolo “Da uomo a uomo”. Il dibattito ha visto confrontarsi personaggi maschili provenienti da diversi contesti intorno all’interrogativo: si può prevenire la violenza maschile contro le donne? La violenza di genere, non solo fisica, ma anche psicologica, verbale, sociale, economica, è una questione che interroga direttamente tutti gli uomini e la nostra cultura collettiva dei rapporti di genere. La presa di coscienza maschile è un fatto nuovo: i gruppi che l’hanno avviata sono ancora pochi, ma sempre più uomini – come emerge dal successo della campagna di comunicazione e di community building “NoiNo.org” promossa e finanziata dal 2012 dalla Fondazione del Monte – sentono il bisogno di impegnarsi concretamente contro la violenza di genere e in percorsi di ampio respiro per il cambiamento della cultura sessista, che di quella violenza è matrice. L’incontro, inserito nella nona edizione del festival “La violenza illustrata” promosso dalla Casa delle Donne per non subire violenza, è stata un’occasione di confronto con testimonianze e interventi dal mondo della scuola, dello sport, dell’aiuto psicologico agli uomini maltrattanti fino a quello dei fumetti, per mettere in discussione il presunto machismo dei supereroi. Perché la violenza va contrastata ovunque, anche nei luoghi che possono sembrare insospettabili. In foto un busto di Lyda Borelli, a cui è intitolata la “Casa di riposo per artisti drammatici”, di Bologna, al cui patrimonio d’arte la Fondazione del Monte sta dedicando in questi giorni un evento espositivo presso la propria sede, in Via delle Donzelle 2