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Apre a Firenze il Museo Novecento

Il brand “Firenze” vuol dire arte, vuol dire cultura, vuol dire crescita e formazione non solo per i tanti giovani che da ogni parte del mondo arrivano per studiare in città, ma anche per gli altri visitatori e per i cittadini di Firenze, che l’amore per il bello ce l’hanno nel Dna. Ben lo sa l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, da sempre impegnata nel settore della salvaguardia e valorizzazione dei beni artistici e culturali e sempre più impegnata a rafforzare questa missione, aprendosi anche a partnership con altre grandi fondazioni internazionali, come ha dichiarato agli inizi del suo mandato il neo presidente Um berto Tombari, che dal 31 ottobre scorso è anche vicepresidente dell’Acri. «Il marchio “Firenze” continua ad avere grande interesse in tutto l’universo e in modo particolare in quello anglosassone – ha dichiarato –. L’Ente Cari firenze ne vuole diventare promotrice, coinvolgendo in progetti di recupero e di formazione, di cui si fa garante, i grandi protagonisti delle charity internazionali, le fondazioni americane e inglesi, i grandi magnati appassionati d’arte. Una co-produzione per moltiplicare le ricadute sul territorio e valorizzare appieno uno dei grandi intangible asset italiani». Il brand “Firenze”, appunto. Il primo grande confronto con la scena internazionale per l’Ente si è concretizzato il 19 novembre scorso, con la presentazione a Bruxelles del progetto “Piccoli Grandi Musei”, nell’ambito di una giornata promossa dalla Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, presso il Committee delle Regioni, sul tema “Creatività e innovazione come motori di crescita economica: il ruolo della cultura e dei territori”. Scopo della conferenza proprio lo sviluppo di partenariati, la presentazione di modelli e di politiche a sostegno dell’industria della cultura e della creatività nonché l’approfondimento dei Programmi Europei 2014/2020 per la cultura, il turismo e la competitività delle Pmi. L’incontro di Bruxelles è stato l’occasione per illustrare questa «eccellenza metodologica e organizzativa, caratterizzata da un ampio successo di pubblico» ha detto l’assessore alla cultura della Regione Toscana Sara Nocentini, che ha spiegato: «Il progetto Piccoli Grandi Musei è stato selezionato per l’incontro di Bruxelles perché è un esempio concreto di collaborazione tra pubblico e privato nell’ambito della valorizzazione dei beni culturali: mettendo in rete musei minori ma ricchi di straordinari capolavori e fornendo ai visitatori approfondimenti scientifici e agevolazioni di accesso come la card, che consente di entrare con biglietto unico. Inoltre Pgm vede un notevole impegno a livello locale per coinvolgere cooperative di giovani formate per la valorizzazione e la mediazione culturale, i quali partecipano come professionisti dei beni culturali. Un’altra eccellenza del progetto – ha aggiunto – è la valutazione ex post dei risultati, alla fine di ciascuna edizione, distribuendo questionari di gradimento ai frequentatori e facendo dettagliate analisi di ricaduta sul territorio non solo per il numero di visitatori, ma anche per il peso economico avuto dalle iniziative sulle attività di accoglienza turistica locale». Il progetto Piccoli Grandi Musei, varato nove anni fa dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si propone di valorizzare le realtà museali minori del territorio toscano potenziando sistemi integrati in aree che hanno una precisa identità storico-culturale. Questa impostazione unisce la cultura alla formazione, l’arte alle produzioni tipiche locali, la didattica al restauro, con risvolti positivi per il turismo, il commercio, l’occupazione. Negli anni sono stati coinvolti nel progetto 72 Comuni delle province di Firenze e Arezzo, 101 piccoli musei, 52 istituzioni, 65 emergenze storico-artistiche, 310 tra aziende e professionisti, 280 esercizi commerciali. Secondo i calcoli forniti dai beneficiati dell’iniziativa, l’indotto ha superato i due milioni e mezzo di euro e gli operatori turistici hanno stimato un aumento dei visitatori nel territorio del 40% nei periodi interessati dai progetti. Complessivamente la progettazione e il cofinanziamento delle varie edizioni hanno attivato investimenti per circa 6 milioni di euro dedicati alla conservazione e alla messa in valore del patrimonio culturale. Dunque musei al centro: volano di sviluppo, strumento di coesione territoriale. Non è, allora, sorprendente il grande entusiasmo a Firenze per l’inaugurazione del Museo Novecento (vari scorci in foto), aperto a fine giugno, con il determinante contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, nel complesso delle ex Leopoldine, vicino alla Basilica di Santa Maria Novella. Qui hanno trovato degna collocazione le tante opere, circa 300, pervenute a Firenze dopo l’appello del critico Carlo Ludovico Rag ghianti all’indomani della storica alluvione e che finora avevano atteso nei depositi. Si tratta di un percorso che dal 1990 risale fino ai primi anni del cosiddetto “secolo breve”’. Da De Chirico a Morandi, da Emilio Vedova a Renato Guttuso, fino alla sezione fiorentina alla Biennale di Venezia, il Museo unisce in sé due nature: di museo civico, attraverso un racconto che lega le collezioni civiche del Novecento alla storia della città, e di museo “immersivo”, andando a integrare il patrimonio cittadino con testimonianze delle vicende artistiche nazionali e internazionali che hanno segnato il territorio dalla seconda metà degli anni Sessanta. «Mi auguro che questo museo – ha detto all’inaugurazione il sindaco di Firenze Dario Nardella – non servirà solo alla mera conservazione delle opere, ma anche all’educazione, soprattutto delle giovani generazioni, che ancora studiano troppo poco la storia dell’arte. Con questa inaugurazione, inoltre, Firenze rimargina una ferita: abbiamo troppi contenitori vuoti in città, che hanno perduto la loro antica funzione e che ora devono essere restituiti ai fiorentini. L’ex ospedale delle Leopoldine è uno di questi e da oggi rinasce a beneficio di tutti».   

 

 da “Fondazioni” novembre-dicembre 2014