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Sussidiarietà e servizi sociali

Ha ancora senso parlare di pubblico e privato nel welfare in termi di contrapposizione? Qual è il ruolo della sussidiarietà in questo settore? Per rispondere a queste domande, la Fondazione per la Sussidiarietà dedica il suo annuale Rapporto sulla Sussidiarietà, realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano, al tema “Sussidiarietà e… qualità nei servizi sociali”, che affronta i temi dell’efficienza e della qualità dei servizi in Italia, con una particolare attenzione al contributo della sussidiarietà: il principio che mette al centro il valore di ogni persona e il ruolo delle iniziative che nascono “dal basso”. Dal Rapporto emerge che non ha più senso opporre gestione pubblica e gestione privata nei settori del welfare e che, tenendo conto di efficacia, efficienza e qualità dei servizi, la prospettiva migliore è quella di una loro complementarità. Infatti, i risultati presentati nel Rapporto dicono che, a parità di qualità percepita dagli utenti delle strutture pubbliche e di quelle non profit esaminate, queste ultime risultano più efficienti. Nel campione esaminato, i costi unitari delle organizzazioni non profit risultano in media inferiori del 23% (tra il 17% e il 41%) ai costi unitari delle organizzazioni del settore pubblico. La soddisfazione degli utenti risulta in media superiore per le organizzazioni non profit; in una scala da 1 a 10, il dato è 8,25 contro 7,66. La sussidiarietà, quindi, si presenta come un reale e potente alleato dello Stato nell’assolvimento di una parte cospicua, e centrale, delle sue funzioni. In tempo di spending review, confermando il valore imprescindibile di un welfare di qualità per tutti, indipendentemente dalla condizione sociale, è fondamentale dotarsi di strumenti di valutazione che consentano di avere indicazioni chiare su qualità ed efficienza dei servizi e di allocare le risorse di conseguenza. Il Rapporto si compone di due parti. La prima contiene un’analisi dei costi di produzione di alcuni servizi di welfare (housing universitario, asili nido, cura degli anziani, riabilitazione, housing sociale), con un confronto tra organizzazioni pubbliche e organizzazioni private non profit e un’analisi della soddisfazione degli utenti. La seconda parte presenta i risultati degli studi di caso su alcune realtà del privato sociale, con l’obiettivo di approfondire caratteristiche e modi di intervento di questo tipo di realtà il cui ruolo è così rilevante nei settori esaminati. Il Rapporto offre un contributo innovativo che consiste nella proposta di un metodo di raccolta e analisi dei dati di costo e di prestazione delle attività e di alcune dimensioni di efficacia (in particolare legate alla soddisfazione dell’utente), in modo che siano paragonabili per diverse organizzazioni, pubbliche o private. È importante ricordare a questo riguardo che, a differenza di quanto accade in altri settori di interesse pubblico, per i servizi sociali oggi non esistono in Italia pratiche consolidate di rilevazione dei costi, di analisi di efficienza “micro” (ovvero a livello delle singole organizzazioni) e metodologie condivise per la loro valutazione. Tra i casi esaminati, particolarmente interessante è la dimensione del risparmio per quanto riguarda i costi dell’housing sociale. Il costo unitario per la fornitura di un posto letto al netto dei costi di struttura, che sono imparagonabili nei due casi, nella realtà pubblica è pari a 606 euro per inquilino (totale delle persone che vivono negli alloggi), nelle organizzazioni private è intorno ai 327 euro (proprietari + coabitanti), con una de cur – tazione del 46%. A cosa si deve questa differenza? La risposta al bisogno di casa delle persone in difficoltà offerta dall’ente pubblico e quella offerta dalla realtà privata non profit segue strade profondamente diverse: il pubblico si rivolge primariamente a soggetti in forte condizione di bisogno (i beneficiari tradizionali delle case popolari), l’iniziativa privata intende invece percorrere strade innovative (ad esempio con la coabitazione) rivolte a situazioni di difficoltà concepite in un percorso verso una maggiore autonomia. In particolare, la realtà pubblica esaminata svolge un servizio di offerta e gestione di alloggio, quella privata realizza un servizio di intermediazione di domanda e offerta finanziando un “fondo di garanzia” per i proprietari e un “fondo di rotazione” per gli inquilini, nonché verificando le procedure e le attività svolte dall’organizzazione che si occupa della ricerca degli alloggi, del supporto alla stipula del contratto, dell’accompagnamento nell’esperienza di coabitazione e gestione. In questo senso, anche la struttura dei costi offre l’indicazione di una complementarità tra l’offerta pubblica e quella privata.

da “Fondazioni” maggio-giugno 2014