Skip to main content

A Saltara: una chiesa salvata, un affresco ritrovato, un libro

Saltara è un piccolo borgo dell’entroterra fanese, sorto nel periodo medievale accanto a un piccolo insediamento romano. È ricco di monumenti di notevole qualità e importanza. Negli ultimi anni diversi sono stati i restauri, ma continuava a rimanere in uno stato di profondo degrado l’antica Chiesa della Confraternita del Crocifisso e del Gonfalone. Questo era un grave vulnus, sottolinea la Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici delle Marche, Maria Rosaria Valazzi, a cui ha posto opportunamente rimedio la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano. Acquistata la Chiesa, la Fondazione ha innanzitutto provveduto a mettere in sicurezza il tetto e il campanile, che tra il 2005 e il 2009 avevano subito pericolosissime lesioni, tanto che era stato imposto l’allontanamento dalle abitazioni circostanti.

Oggi la Chiesa è tornata a nuova vita. L’intero edificio e i suoi arredi sono stati restaurati con una metodologia che ha seguito l’idea della conservazione integrale del bene, nella sua complessa stratificazione e nelle interazioni con l’ambiente. «L’azione di recupero – segnala Valazzi – è stata accompagnata da fortunate congiunture, che hanno condotto a un’ ‘avventura’ della conoscenza assai stimolante». Al di sotto della tinteggiatura uniforme della parete di fondo della Chiesa, infatti, è stato rinvenuto un grande affresco (foto in alto a destra) di fine Quattrocento – inizio Cinque cento raffigurante il Giudizio Universale. «Colorato, movimentato, di gusto popolaresco, ma con citazioni di raffinata complessità» dice la Sovrintendente. Era sotto vari strati di pittura e di interventi alterativi per l’apertura di finestroni e la costruzione di una cantoria nella retrofacciata della Chiesa. Pian piano è tornato alla luce, pur con le gravi ferite inferte da tali successivi lavori. «Una rappresentazione corale vivamente interpolata tra celesti rapimenti e sulfurei vapori, di suggestivo impatto, testimonianza sopravvissuta di storia dell’arte davvero insolita da riscontrare nel territorio della nostra provincia – sostiene Dante Piermattei, che a “Il Giudizio ritrovato e la chiesa ‘salvata’ del Gonfalone a Saltara” ha dedicato un bellissimo volume, prodotto dalla Fondazione –. Purtroppo non è ancora emersa notizia archivistica al riguardo, a meno che non si voglia supporre possa nascondersi, in merito alla copertura dell’affresco, nel laconico ordine che, nella visita pastorale del 1594, viene emesso di “scrostare e imbiancare i muri dell’Oratorio”».

Originariamente alla Chiesa erano collegati un ospedale e un monte frumentario. Ma le informazioni per ora disponibili prima e durante il XVI secolo sono scarse, mentre più documentate appaiono le vicende a cominciare dall’iscrizione scolpita sul portale “Anno Domini 1649”, riferita all’intervento edilizio sulla facciata, e a quando, nel 1654, si parla della costruzione dell’altare di Sant’Antonio. Peraltro questo, assieme a quello prospiciente della cosiddetta Concezio ne, nel 1762 viene spostato più all’esterno rispetto alla navata, in modo di far assumere a entrambe le mense la dignità di cappelle. È, però, nel 1764 che l’interno del tempio religioso assume l’elegante fisionomia tardo barocca, come oggi la si ammira a ripristino avvenuto, con sobria adesione alle vezzosità del rococò, realizzata soprattutto con impiego della tecnica dello stucco. Ugualmente in gesso, ma più propriamente barocco, è lo scenografico soffitto a cassettoni (foto in alto), a imitazione di quelli di legno intagliato, con decorazione dipinta a motivi di finto marmo e racemi vegetali. Alla data del 1788 è appuntata invece la notizia della costruzione del nuovo campanile all’esterno della sacrestia, le cui modalità costruttive e stilistiche corrispondono a quello tuttora in essere, con la fiabesca cuspide a cipolla.

L’intero restauro è stato presentato alla cittadinanza il 22 marzo scorso, in un incontro al quale, insieme alla Sovrintendente, hanno partecipato il Presi – dente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Fabio Tombari, il Sindaco di Saltara, Fabio Cicoli, e Don Alessandro Messina in rappresentanza del Vescovo della Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. Per l’occasione è stata anche ricollocata al suo posto, dopo lo spostamento per salvarla dai crolli, la preziosissima tela che ornava l’altare maggiore: preziosissima per la sua assoluta fragilità, dovuta alla tecnica esecutiva, e per la straordinaria qualità pittorica. Si tratta di una grande tela (cm 222 x 196) che raffigura la Deposizione di Cristo dalla croce (foto in basso a destra), realizzata in modo da sembrare piuttosto un dipinto murale, grazie all’utilizzo di una tempera i cui colori mantengono una luminosità opaca. È il cosiddetto “guazzo”, tecnica particolarmente delicata di cui sono assai rari gli esemplari ancora conservati.

Il tempio del Gonfalone, nella sua ripristinata armonica grazia, costituisce un dato esemplare di quanto si possa riuscire a inventare, pur con una dotazione limitata di risorse e in un ambiente periferico, col talento di maestranze senza una particolare fama, ma educate alla disciplina della misura e del buon gusto. «A partire dal suo acquisto nel 2009 – afferma Tombari – la Chiesa è stata sottoposta a un paziente restauro, terminato nel 2013, che ha portato al suo pieno recupero funzionale. Ora la Fondazione, nei cui compiti istituzionali rientra anche quello della salvaguardia dei beni culturali del territorio, restituisce alla comunità saltarese questa splendida testimonianza di fede, spiritualità e operosità, affinché sia gestita dal Comune e dalla Parrocchia per finalità artistiche e culturali, tuttavia rispettose del carattere sacro del monumento».

 

 

da “Fondazioni” maggio-giugno 2014